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venerdì 9 giugno 2023

FIGLI DEL LORO TEMPO


Ormai da diverse settimane la Manifestolibri ha mandato in stampa e nelle librerie - se non lo trovate, chiedetelo! - il libro al quale ho lavorato con più passione negli ultimi anni: Figli del loro tempo. Al cuore del capitalismo islamista. Un libro uscito con almeno un anno e mezzo di ritardo, aggiornato, riscritto, corretto. Una volta lo si sarebbe detto intriso di sudate carte. Preferisco pensare che volente o nolente questo libro si è ritrovato a simboleggiare e a portarsi appresso i cambiamenti e i turning point che negli ultimi tre anni hanno puntellato la mia esistenza, tutti decisamente radicali. Forse per questo lo sento con un affetto che nessun altro mio testo di saggistica mi ha mai suscitato prima. 

È però giunto il momento di lasciare che vada per il mondo con le sue gambe. Che sappia suscitare interesse, curiosità, dissenso, irritazione se volete. In altre parole che vi dica qualcosa, vi parli. Ovviamente non è un romanzo, non è una storia che vi cattura e vi porta altrove. No. È un breve saggio, su un argomento costantemente lontano dalle luci della ribalta e dell'attualità. E l'ho scritto solo per il puro piacere di conoscere.

Il 24 maggio, il giorno prima della presentazione organizzata dall'Università di Cagliari grazie alla Prorettrice alla Comunicazione Prof.ssa Elisabetta Gola e al Prof. Emiliano Ilardi (avrebbero fatto da competenti e disponibilissimi relatoti il Prof. Paolo Luigi Branca della Cattolica di Milano, la Prof.ssa Virginia Zambrano dell'Università di Salerno, oltre alla Prof.ssa Patrizia Manduchi e al Prof. Nicola Melis dell'ateneo cagliaritano), sul mio profilo Facebook postavo queste parole: «Il libro che verrà presentato domani è una delle cose che ho scritto a cui tengo di più. Detta così suona ed è ovviamente banale, ma generalmente, passata la fase della forgia, dell'incudine e del martello, per così dire, mentre sono immerso fino al collo nella scrittura e vado di scalpello e sgorbia, non appena ho terminato, subito ciò che ho scritto inizia a distanziarsi, ad allontanarsi da me, o io da quello. Lo lascio dietro di me come una sorta di segnavia.

Figli del loro tempo no. Forse perché l'ho scritto in uno dei periodi di più grande cambiamento della mia vita - senza entrare nel dettaglio del personale vissuto - perché tra la sua scrittura e la sua pubblicazione è passato un tempo di forzate dilazioni e incidenti durante i quali ho dovuto tenere in allenamento il desiderio nutrendolo di speranza. Quasi due anni nei quali però gli sono rimasto fedele, l'ho risistemato, aggiornato, rifinito, ripulito.

In qualche modo è un libro che non ho lasciato andare per molto tempo, finché mi è rimasto dentro, mi ci sono affezionato.

Lo racconto a prescindere dal valore scientifico dell'opera in sé, né come maldestro tentativo di estorcere simpatia. 

Lo racconto perché facciamo alcune cose che a un certo punto, ce ne rendiamo conto ma non sappiamo esattamente come, assumono un'importanza superiore a quella che avevamo creduto potessero avere, e senza volerlo gli affidiamo, con la fiducia della passione, i nostri desideri e le nostre speranze, perché sentiamo che almeno dentro di noi hanno saputo dare loro una giusta riuscita.

Ecco, per questo libro è stato ed è così.



Se queste sono le parole di viatico con cui liquido Figli del loro tempo, è anche giusto, però, che vi indichi di volta in volta come e da chi è stato recensito, quali le presentazioni, e così via.




La prima recensione è giunta da Riforma.it, il quotidiano on-line delle chiese evangeliche, battiste, metodiste e valdesi in Italia. È di redazione, ma è la prima (25/05/2023). Qui, se volete, potete leggerla: Figli del loro tempo.

Qualche giorno dopo, in modo del tutto inaspettato, mi scrive la dott.ssa Beatrice Tauro, che scrive su Arabpress.eu, per comunicarmi che ha recensito il libro. Non avrei mai immaginato che lo recensisse così velocemente, anzi, che li recensisse, perché coerentemente con l'insieme delle mie ricerche, ha letto anche Islamismo capitalista, il saggio breve col quale avevo iniziato a "raccontare" l'evoluzione del wahhabismo e del regno dei Saud fin dal XVIII secolo. Ecco la recensione: “Arabia Saudita. Al cuore del capitalismo islamista. Una analisi di Emiliano Laurenzi”.

Un caso tutto a sé, poi, è Letture.org, un sito che recensisce romanzi e saggi attraverso interviste agli autori. Loro, come già avevano fatto per il mio precedente saggio (“Islamismo capitalista. Il wahhabismo in Arabia Saudita” di Emiliano Laurenzi), non appena informati dell'uscita del libro mi avevano inviato le domande alle quali, in totale libertà e senza vincoli di spazio, avrei potuto rispondere come preferivo. Confesso di averci messo parecchio a rispondere. Le domande sono semplici, ma preferivo calarmi nell'argomento, invece di mettere lì le solite quattro parole con cui è sempre così difficile rendere conto della complessità, ma soprattutto sperare di offrire un qualche strumento per orientarvisi. Alla fine ce l'ho fatta e ne è uscito fuori qualcosa di assai prossimo a un mini saggio - non escludo di rimaneggiarlo per bene e di farci altro, perché di sostanza, in queste pagine, ce n'è parecchia. Se non avete nulla da fare, trovate qui l'intervista/recensione: “Figli del loro tempo. Arabia Saudita. Al cuore del capitalismo islamista” di Emiliano Laurenzi.

A breve altri aggiornamenti.


In ogni caso, ci metto la faccia.








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